Residenti Resistenti
Neorurali che scelgono d'insediarsi in una valle di cacciatori proponendo un agriturismo vegetariano; vignaioli che pensano al vino come cultura, tradizione, amicizia e condivisione; giovani che tornano a lavorare la terra ma promuovendo l'innovazione agronomica e sociale; contadini che si ostinano a coltivare ortaggi e cereali mantenendo la fertilità del suolo mentre tutto attorno dilaga il cemento e crescono centri commerciali e fast food; donne che ritornano in valle per prendersi cura dei terrazzamenti in pietra a secco e vorrebbero andare ad abitare in una contrada a mezza costa - abbandonata da più di sessant'anni - dove si arriva solo a piedi.
Il nostro vagabondare per sentieri, strade e carrarecce, attraverso valli, paesi e periferie, ci è sembrato andasse a disegnare una costellazione, sempre più luminosa e precisa, in grado di orientarci verso la riscoperta e una possibile rigenerazione dei territori. Un gesto poetico, certo, ma al contempo anche un vero e proprio progetto politico. Le stelle più luminose sono certamente loro, i "residenti resistenti", persone che con i nostri cammini abbiamo cercato e incontrato, condividendo il lavoro e la convivialità, e ancora momenti di approfondimento e di dibattito, di sperimentazione e di ricerca.