Dublin Core
Title
Malo ai tempi del Tour
Subject
Malo in immagini e parole
Description
Nell'Ottocento a Malo prosperano l'arte della seta e la produzione di laterizi. Filande e fornaci caratterizzano dunque il paesaggio e la struttura produttiva del paese, che mantiene e sviluppa parallelamente anche la sua vocazione agricola, sia grazie ad importanti fattorie agricole, sia nella più stretta dimensione del brolo familiare.
Una passeggiata per le vie di Malo alla fine di quel secolo avrebbe rivelato un tessuto urbano signorile, nobile. Lungo gli assi centrali, teorie di edifici in stile neoclassico coronati talvolta da timpani. Al centro della facciata, nella maggior parte dei casi, un largo portone voltato che immette all’androne con la funzione aggiunta di accesso al cortile interno. Talvolta il portone è spostato su un lato e l’accesso al palazzo avviene attraverso un elegante portoncino a centina. La pietra che contorna gli uni e gli altri è lavorata in modo molto simile nei vari palazzi creando una certa omogeneità, rilevata anche nella distribuzione generalmente simmetrica delle finestre. Il tutto produce un effetto di grande eleganza e cura, manifestata anche, nelle contrade più importanti, dalla presenza di marciapiedi che diventano elemento unificante dell’arredo urbano. Anche il colore degli intonaci, in cui prevalgono i bianchi e gli avori, conferisce all’architettura di Malo di allora una certa unità. Non mancano i negozi e le botteghe artigiane, accostati gli uni agli altri in terzetti composti da una porta centrale e due finestre ai lati, all’uopo usate come vetrine.
A passeggio per le vie del paese, i nostri soci CAI avrebbero incrociato nobili, notai, farmacisti, medici, imprenditori, commercianti, in un andirivieni che avrebbe distinto gli affaccendati dal tranquillo incedere della nobiltà.
Lasciamoci però trasportare nella Malo di allora attraverso gli scritti di un testimone dell’epoca, il colto viaggiatore Luigi Chirtani, che nel suo “Note di Villeggiatura” del 1885, antecedente rispetto al tour di soli due anni, così scrive:
“Malo grossa borgata o piccola città, è in una bella posizione davanti allo sbocco della grandiosa Valle dell’Astico. Da quella parte ha l’orizzonte chiuso dalle montagne d’Asiago e del Trentino e più in qua i monti che separano la Valle del Leogra da quella dell’Agno dov’è Recoaro; dall’altro lato si stende la pianura come uno sbocco fuori dei monti. Su quelle alture vedi roccoli contro i poveri uccelletti che passano le Alpi […] a ridosso sopra Malo la chiesa parrocchiale su un’altura dove sorgeva un antico castello e dove si conserva un’immagine originalissima, venerata ab antiquo dalle pregnanti, chiamata Santa Libera da alcuni, la Vergine Liberatrice da altri. Credo sia l’unica Madonna esposta sugli altari in istato interessante. Non ha nulla di bizantino, è del tempo di Giotto e ritoccata, e sorride di quel sorriso di bontà dal quale il Vasari data i primi segni del risorgimento dell’arte. E’ una cosa interessantissima Malo...fu arsa, saccheggiata, manomessa al tempo delle discordie cittadine, da Padovani, da Vicentini ed altri fratelli. Ebbe un giorno di grande solennità al tempo della Lega di Cambrai. Un Trissino rifugiato in Austria, calò dal Titolo come generale di Massimiliano […] e fece tappa a Malo in casa del suo cognato conte Muzan, un palazzo che doveva sorgere precisamente sull’area del palazzo, in cui ebbi testè larga cordialissima ospitalità dagli amici Gio. Batta e Valentino Castellani, e vi ricevette gli ambasciatori dei primi signori di Vicenza, voltatisi a Massimiliano abbandonando Vicenza. Vi sono a Malo parecchie chiese in cattivo stato con qualche pittura discreta. Il duomo in via di compimento ha una delle migliori pitture del nostro Antonio Zona, S. Caterina, ed un robusto campanile antico con resti di pittura a fresco del Trecento che l’ottimo arciprete Zampieri, appassionato per le antichità e i ricordi storici della sua parrocchia vorrebbe staccare dal muro e conservare al coperto. L’edificio del miglior stile è la chiesuola padronale dei Muzan ora Castellani, semplice e graziosa costruzione quattrocentesca del 1504 con una pala dell’altar maggiore che è certo l’uno dei principali maestri della miglior epoca veneziana. Malo ha un asilo fondato dall’arciprete che ne cura l’andamento ed un ospitale ben tenuto, nella strada più brutta, ma più antica nella quale si trova qualche resto di edifici quattrocenteschi e una casa di ricovero…”
Un racconto suggestivo, che stimola alla ricerca; così possiamo aggiungere che nel 1887 per chi avesse guardato verso il santuario di Santa Maria Liberatrice avrebbe visto il nuovo campanile, edificato isolato dal corpo della chiesa, ma non l’attuale facciata e quella laterale, della stessa fattura.
Il Duomo di San Benedetto si presentava, dal canto suo, bello e imponente nel suo complesso; era stato da qualche anno finalmente consacrato, ma anche la sua facciata ancora mancava della sua parte decorativa, completata tre anni più tardi. In compenso, un nuovo organo di pregio aveva già sostituito quello vecchio, definito un “cassone”.
Per quel che riguarda Piazza Marconi, a fine Ottocento tutti gli edifici che ne compongono il lato occidentale allineano al pian terreno una sequenza ininterrotta di botteghe, mentre a oriente si eleva imponente proprio il Palazzo Castellani citato più sopra dal viaggiatore Luigi Chirtani , sostituito negli anni Sessanta dal decisamente meno suggestivo Palazzo Ruaro.
La Via Capovilla di fine ‘800 poco si discosta nell’aspetto da quella di oggi. Gli stessi palazzi danno sulla medesima via. L’unica grande differenza è la scomparsa del Serraglio, ovvero la grande area recintata che costituiva i possedimenti agricoli della famiglia Morandi Bonacossi, i cui discendenti ancora abitano l’omonima villa.
Villa Zerbato Clementi avrebbe invece di sicuro catturato l’attenzione degli eccezionali turisti dell’epoca, che l’avrebbero trovata prorio come la foto, con l’aggiunta, quindi, della merlatura guelfa e la colombara millenaria trasformata in castelletto neogotico.
Sicuramente avrebbero apprezzato il brolo impostato da Francesco Clementi, il parco antistante lil complesso, e, forse, sarebbe stata aperta in loro onore una delle bottiglie centenarie di vino conservate nella meravigliosa cantina, sistemata sempre da Francesco Clementi.
Pochi cenni, utili a restituire qualche immagine della Malo del 1887, un paese che ben possiamo recuperare in tutte le sue sfumature nei libri a esso dedicati.
Una passeggiata per le vie di Malo alla fine di quel secolo avrebbe rivelato un tessuto urbano signorile, nobile. Lungo gli assi centrali, teorie di edifici in stile neoclassico coronati talvolta da timpani. Al centro della facciata, nella maggior parte dei casi, un largo portone voltato che immette all’androne con la funzione aggiunta di accesso al cortile interno. Talvolta il portone è spostato su un lato e l’accesso al palazzo avviene attraverso un elegante portoncino a centina. La pietra che contorna gli uni e gli altri è lavorata in modo molto simile nei vari palazzi creando una certa omogeneità, rilevata anche nella distribuzione generalmente simmetrica delle finestre. Il tutto produce un effetto di grande eleganza e cura, manifestata anche, nelle contrade più importanti, dalla presenza di marciapiedi che diventano elemento unificante dell’arredo urbano. Anche il colore degli intonaci, in cui prevalgono i bianchi e gli avori, conferisce all’architettura di Malo di allora una certa unità. Non mancano i negozi e le botteghe artigiane, accostati gli uni agli altri in terzetti composti da una porta centrale e due finestre ai lati, all’uopo usate come vetrine.
A passeggio per le vie del paese, i nostri soci CAI avrebbero incrociato nobili, notai, farmacisti, medici, imprenditori, commercianti, in un andirivieni che avrebbe distinto gli affaccendati dal tranquillo incedere della nobiltà.
Lasciamoci però trasportare nella Malo di allora attraverso gli scritti di un testimone dell’epoca, il colto viaggiatore Luigi Chirtani, che nel suo “Note di Villeggiatura” del 1885, antecedente rispetto al tour di soli due anni, così scrive:
“Malo grossa borgata o piccola città, è in una bella posizione davanti allo sbocco della grandiosa Valle dell’Astico. Da quella parte ha l’orizzonte chiuso dalle montagne d’Asiago e del Trentino e più in qua i monti che separano la Valle del Leogra da quella dell’Agno dov’è Recoaro; dall’altro lato si stende la pianura come uno sbocco fuori dei monti. Su quelle alture vedi roccoli contro i poveri uccelletti che passano le Alpi […] a ridosso sopra Malo la chiesa parrocchiale su un’altura dove sorgeva un antico castello e dove si conserva un’immagine originalissima, venerata ab antiquo dalle pregnanti, chiamata Santa Libera da alcuni, la Vergine Liberatrice da altri. Credo sia l’unica Madonna esposta sugli altari in istato interessante. Non ha nulla di bizantino, è del tempo di Giotto e ritoccata, e sorride di quel sorriso di bontà dal quale il Vasari data i primi segni del risorgimento dell’arte. E’ una cosa interessantissima Malo...fu arsa, saccheggiata, manomessa al tempo delle discordie cittadine, da Padovani, da Vicentini ed altri fratelli. Ebbe un giorno di grande solennità al tempo della Lega di Cambrai. Un Trissino rifugiato in Austria, calò dal Titolo come generale di Massimiliano […] e fece tappa a Malo in casa del suo cognato conte Muzan, un palazzo che doveva sorgere precisamente sull’area del palazzo, in cui ebbi testè larga cordialissima ospitalità dagli amici Gio. Batta e Valentino Castellani, e vi ricevette gli ambasciatori dei primi signori di Vicenza, voltatisi a Massimiliano abbandonando Vicenza. Vi sono a Malo parecchie chiese in cattivo stato con qualche pittura discreta. Il duomo in via di compimento ha una delle migliori pitture del nostro Antonio Zona, S. Caterina, ed un robusto campanile antico con resti di pittura a fresco del Trecento che l’ottimo arciprete Zampieri, appassionato per le antichità e i ricordi storici della sua parrocchia vorrebbe staccare dal muro e conservare al coperto. L’edificio del miglior stile è la chiesuola padronale dei Muzan ora Castellani, semplice e graziosa costruzione quattrocentesca del 1504 con una pala dell’altar maggiore che è certo l’uno dei principali maestri della miglior epoca veneziana. Malo ha un asilo fondato dall’arciprete che ne cura l’andamento ed un ospitale ben tenuto, nella strada più brutta, ma più antica nella quale si trova qualche resto di edifici quattrocenteschi e una casa di ricovero…”
Un racconto suggestivo, che stimola alla ricerca; così possiamo aggiungere che nel 1887 per chi avesse guardato verso il santuario di Santa Maria Liberatrice avrebbe visto il nuovo campanile, edificato isolato dal corpo della chiesa, ma non l’attuale facciata e quella laterale, della stessa fattura.
Il Duomo di San Benedetto si presentava, dal canto suo, bello e imponente nel suo complesso; era stato da qualche anno finalmente consacrato, ma anche la sua facciata ancora mancava della sua parte decorativa, completata tre anni più tardi. In compenso, un nuovo organo di pregio aveva già sostituito quello vecchio, definito un “cassone”.
Per quel che riguarda Piazza Marconi, a fine Ottocento tutti gli edifici che ne compongono il lato occidentale allineano al pian terreno una sequenza ininterrotta di botteghe, mentre a oriente si eleva imponente proprio il Palazzo Castellani citato più sopra dal viaggiatore Luigi Chirtani , sostituito negli anni Sessanta dal decisamente meno suggestivo Palazzo Ruaro.
La Via Capovilla di fine ‘800 poco si discosta nell’aspetto da quella di oggi. Gli stessi palazzi danno sulla medesima via. L’unica grande differenza è la scomparsa del Serraglio, ovvero la grande area recintata che costituiva i possedimenti agricoli della famiglia Morandi Bonacossi, i cui discendenti ancora abitano l’omonima villa.
Villa Zerbato Clementi avrebbe invece di sicuro catturato l’attenzione degli eccezionali turisti dell’epoca, che l’avrebbero trovata prorio come la foto, con l’aggiunta, quindi, della merlatura guelfa e la colombara millenaria trasformata in castelletto neogotico.
Sicuramente avrebbero apprezzato il brolo impostato da Francesco Clementi, il parco antistante lil complesso, e, forse, sarebbe stata aperta in loro onore una delle bottiglie centenarie di vino conservate nella meravigliosa cantina, sistemata sempre da Francesco Clementi.
Pochi cenni, utili a restituire qualche immagine della Malo del 1887, un paese che ben possiamo recuperare in tutte le sue sfumature nei libri a esso dedicati.
Creator
Laura Maria Lunardon
Source
Rielaborazione di informazioni reperite in pubblicazioni edite dal Comune di Malo
Publisher
Comune di Malo
Text Item Type Metadata
Text
Pubblicazioni riguardanti la storia di Malo