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Title
2) La leggenda di Beppina e Nicola Dal Sasso, detti Bettina e Nicoletto (Parte seconda)
Subject
Racconto
Description
Tra storia e leggenda: composizione scritta in versi ad opera dell’ abate Francesco Sartori (1857) sulle origini del lavoro d'intreccio della paglia di frumento.
Creator
Alice Pizzato, Luigi Chiminello
Source
Composizione in versi ad opera dell’ abate Francesco Sartori (1857)
Publisher
Ecomuseo della Paglia
Date
2020
Contributor
Enzina Pizzato
Format
Audio mp3
Language
Italiano
Type
Registrazione
Oral History Item Type Metadata
Original Format
Paper
Duration
4'14"
Transcription
LA LEGGENDA DI BEPPINA E NICOLA DAL SASSO, DETTI BETTINA E NICOLETTO – (parte seconda)
Intanto a Lusiana Bettina, ritornata alla casa paterna e ancor più sorvegliata dopo il fallito tentativo di fuga, si strugge per il suo innamorato, del quale non ha più notizie dalla tenebrosa notte della mancata fuga. Ogni giorno, affacciandosi al balcone, spera di vedere Nicoletto ritornare. Con la segreta speranza che coltiva in cuore, non manca di chiedere a qualche paesano di ritorno dalla pianura, da Bassano o da Thiene, se per caso avesse visto Nicoletto. Le risposte, ahimè negative, le recano soltanto nuove delusioni.
Mano a mano che passano i giorni la ragazza deperisce sempre più: triste e sconsolata perde i suoi bei colori e il suo radioso sorriso. Il padre, vedendo la situazione della figlia, inizia a rammaricarsi per quanto successo, si pente in cuor suo di averle negato le nozze con Nicoletto e, preso dai rimorsi comincia a frequentare le osterie dove nel vino e nel gioco perde molti soldi.
Una sera, mentre Bettina e le sue amiche sono nella stalla, intente ognuna al proprio lavoro, ella con l’affanno in corpo, pensando al suo amore, si sente venir meno e si accascia senza forze. Le compagne accorrono per farla rinvenire. Nel trambusto della situazione nessuno fa caso ad un uomo entrato di soppiatto, avvolto in un tabarro e con in capo uno strano cappello. Una donna, accortasi, gli chiede chi sia e, di fronte alla meraviglia e lo stupore dei presenti, lo sconosciuto si rivela. E’ Nicoletto. Nella stalla cala un grande silenzio. Nicoletto si avvicina a Bettina, pronunciando più volte con dolcezza il suo nome. Al suono di quella voce la giovane, aprendo gli occhi, mormora: -Sto sognando o sei proprio tu?- Dopo un prolungato abbraccio, che sembra non aver più fine, Nicoletto seduto accanto al suo amore ritrovato, racconta ogni cosa con tutti i particolari, dalla sua fuga fino al ritorno a Lusiana.
Nel frattempo entra nella stalla Rocco, già mezzo brillo. Vedendo l’uomo seduto accanto a sua figlia e riconosciutolo, non può trattenere un attimo di stizza. Poi però, con gesto imprevedibile, allarga le braccia, s’avvicina e lo abbraccia. Tra l’incredulità dei presenti, gli dice che Bettina ora poteva diventare sua moglie. La situazione economica però è cambiata, avverte. Ora lui non ha più un soldo, li ha persi tutti frequentando le osterie. Nicoletto, sorpreso, ma fattosi anche più scaltro dopo l’esperienza vissuta, colta la palla al balzo, gli chiede d’impeto: - A quando le nozze? - Preso in contropiede, Rocco evidentemente alticcio, risponde:
-A San Martino e la parola è data.-
Nicoletto, meravigliato del facile consenso ottenuto, ma oltremodo contento di come era stato accolto dal futuro suocero, si avvicina alle donne presenti e dice loro: - Ho imparato da quell’ eremita, che mi ha accolto, l’arte dell’intreccio. Io vi insegnerò e voi costruirete tanti cappelli, usando gli steli del frumento che qui si coltiva.
Fu così che in breve tempo Nicoletto riuscì a mantenere la sua promessa. Insegnò agli uomini a coltivare il frumento adatto, ad utilizzarne gli steli per realizzare cappelli di paglia di tante forme e fogge diverse. I paesani trovarono così una fonte di guadagno, che andava ad integrare i proventi derivanti dal lavoro dei campi. Con quell’attività Nicoletto poté offrire un avvenire sicuro alla sua Bettina.
E poi… Arrivò finalmente il giorno di San Martino, nel quale Bettina e Nicoletto poterono con il matrimonio coronare il loro amore.
Intanto a Lusiana Bettina, ritornata alla casa paterna e ancor più sorvegliata dopo il fallito tentativo di fuga, si strugge per il suo innamorato, del quale non ha più notizie dalla tenebrosa notte della mancata fuga. Ogni giorno, affacciandosi al balcone, spera di vedere Nicoletto ritornare. Con la segreta speranza che coltiva in cuore, non manca di chiedere a qualche paesano di ritorno dalla pianura, da Bassano o da Thiene, se per caso avesse visto Nicoletto. Le risposte, ahimè negative, le recano soltanto nuove delusioni.
Mano a mano che passano i giorni la ragazza deperisce sempre più: triste e sconsolata perde i suoi bei colori e il suo radioso sorriso. Il padre, vedendo la situazione della figlia, inizia a rammaricarsi per quanto successo, si pente in cuor suo di averle negato le nozze con Nicoletto e, preso dai rimorsi comincia a frequentare le osterie dove nel vino e nel gioco perde molti soldi.
Una sera, mentre Bettina e le sue amiche sono nella stalla, intente ognuna al proprio lavoro, ella con l’affanno in corpo, pensando al suo amore, si sente venir meno e si accascia senza forze. Le compagne accorrono per farla rinvenire. Nel trambusto della situazione nessuno fa caso ad un uomo entrato di soppiatto, avvolto in un tabarro e con in capo uno strano cappello. Una donna, accortasi, gli chiede chi sia e, di fronte alla meraviglia e lo stupore dei presenti, lo sconosciuto si rivela. E’ Nicoletto. Nella stalla cala un grande silenzio. Nicoletto si avvicina a Bettina, pronunciando più volte con dolcezza il suo nome. Al suono di quella voce la giovane, aprendo gli occhi, mormora: -Sto sognando o sei proprio tu?- Dopo un prolungato abbraccio, che sembra non aver più fine, Nicoletto seduto accanto al suo amore ritrovato, racconta ogni cosa con tutti i particolari, dalla sua fuga fino al ritorno a Lusiana.
Nel frattempo entra nella stalla Rocco, già mezzo brillo. Vedendo l’uomo seduto accanto a sua figlia e riconosciutolo, non può trattenere un attimo di stizza. Poi però, con gesto imprevedibile, allarga le braccia, s’avvicina e lo abbraccia. Tra l’incredulità dei presenti, gli dice che Bettina ora poteva diventare sua moglie. La situazione economica però è cambiata, avverte. Ora lui non ha più un soldo, li ha persi tutti frequentando le osterie. Nicoletto, sorpreso, ma fattosi anche più scaltro dopo l’esperienza vissuta, colta la palla al balzo, gli chiede d’impeto: - A quando le nozze? - Preso in contropiede, Rocco evidentemente alticcio, risponde:
-A San Martino e la parola è data.-
Nicoletto, meravigliato del facile consenso ottenuto, ma oltremodo contento di come era stato accolto dal futuro suocero, si avvicina alle donne presenti e dice loro: - Ho imparato da quell’ eremita, che mi ha accolto, l’arte dell’intreccio. Io vi insegnerò e voi costruirete tanti cappelli, usando gli steli del frumento che qui si coltiva.
Fu così che in breve tempo Nicoletto riuscì a mantenere la sua promessa. Insegnò agli uomini a coltivare il frumento adatto, ad utilizzarne gli steli per realizzare cappelli di paglia di tante forme e fogge diverse. I paesani trovarono così una fonte di guadagno, che andava ad integrare i proventi derivanti dal lavoro dei campi. Con quell’attività Nicoletto poté offrire un avvenire sicuro alla sua Bettina.
E poi… Arrivò finalmente il giorno di San Martino, nel quale Bettina e Nicoletto poterono con il matrimonio coronare il loro amore.